“Con Butterfly ci amiamo dentro e fuori scena”

© Nicola Allegri

La celebre soprano è protagonista e regista dell’opera di Puccini che debutta il 18 febbraio al Carlo Felice di Genova. Canterà accanto al tenore, che è il suo compagno di vita.
Donatella Alfonso (La Repubblica)

Cio-Cio San guarda Pinkerton: “Certo che la mia Butterfly non è più una ragazzetta superficiale, è una donna vera, una donna forte”. Lui, convinto: “Invece Pinkerton è anche un po’ razzista, le facce dei giapponesi lui le chiama musi, non capisce questa cultura…”. Sul palcoscenico del Carlo Felice di Genova, davanti a una scenografia abbozzata, Daniela Dessì, soprano e regista della Madama Butterfly diretta da Valerio Galli, in scena da martedì 18 febbraio, e Fabio Armiliato, tenore e suo compagno nella vita, discutono sui rispettivi ruoli in un’opera che non solo segna il debutto della Dessì nella regia – e per di più sul palcoscenico di casa per entrambi gli artisti, genovesi -  ma che riporta una diversa Butterfly: la cosiddetta versione di Brescia, messa in scena nella città lombarda il 26 maggio del 1904, dopo il tonfo della prima milanese. E da cui partì – benché con successivi rimaneggiamenti – la fortuna dell’opera. 

madama-butterfly-larepubblica02Dramma dei sentimenti. Ma com’è la Butterfly che la regista Dessì propone alla soprano Dessì e quindi al pubblico? “Vorrei che fosse recepito che questo è un dramma di sentimenti, che lei è un’eroina tragica e non una ragazzetta, che ha un excursus drammaticissimo: dalla ragazza ingenua alla mamma tragica, perché è la sua realtà di madre che l’ha cambiata, direi quasi arcaica, della fine” risponde. Paradossalmente, la morte è un elemento di forza, riprende Daniela Dessì: “Questa Butterfly vive tutto in una grande stanza, onirica: io ho immaginato un paravento che divida i due spazi, perché al di là vivono gli altri, quelli che stanno in una stanza vera, e la obbligano a  dover vivere una vita precostituita, preconcetta a cui lei si sottrae diventando madre e cristiana. Si è messa fuori dalle convenzioni sociali, quando Pinkerton porta via il bambino il suo unico spazio da madre derubata diventa la morte. L’unico finale possibile, peraltro”.

La messainscena di Beni Montresor.  Appoggiato alla porta scorrevole della casa giapponese ideata da Beni Montresor per l’allestimento del 1996  (“io ho rivisto alcune cose, a partire dai costumi di Alice Montini, l’impianto, di questi tempi, non poteva essere altro” commenta Dessì sorridendo, considerata la necessità di produzioni a costi contenuti), Armiliato-Pinkerton riflette:”In fondo questo è una ragazzo americano che non fa niente di più o di meno di quello che facevano i militari di allora: gli hanno proposto un matrimonio temporaneo, vive questa avventura e poi riparte. Però si è scontrato con la più testona e caparbia delle giapponesi: per questo lui canta “al tempo che mi sposerò con vere nozze…”". Armiliato accenna l’aria, Dessì lo interrompe: “Però lui è sicuramente affascinato da lei, tanto che provvede a mantenerla nei tre anni di lontananza. Tra l’altro, in questa versione Puccini parla di soldi, frasi che poi verranno tagliate nelle scritture successive. Ma penso che fosse realista: conosceva benissimo l’essenza dell’uomo e della donna, mettendo in risalto i sentimenti negativi dell’uno e positivi dell’altra”.

Maschile e femminile. Il confronto, quando non lo scontro tra il sentire maschile e femminile: è questa la lettura? “Certamente – riprende la Dessì – Butterfly prova ad emanciparsi, e si scontra con una realtà durissima,. Ma anche oggi emanciparsi porta grandi difficoltà a livello psicologico, senza contare le pressioni, i patti: io non ne ho mai dovuto fare, ho solo lavorato. Ma non è facile. E ancora la lingua dell’uomo e quella della donna spesso non si comprendono”. Anche – e soprattutto – quando si parla d’amore: “Beh, innamorarsi è un verbo riflessivo: Butterfly si è innamorata, ma solo lei” irrompe Armiliato. E Dessì: Questa è un’opera di grandi sentimenti e di piccoli gesti. Vorrei che si sentissero la sua forza e la sua determinazione, l’amore che va al di sopra della razionalità umana”. E guarda negli occhi Armiliato-Pinkerton.

La Repubblica – Spettacoli