Dessì: “La mia Mimì tutta slanci” – La Nazione

Bohème

Mi chiamano Mimì, ma il mio nome è Daniela. Dopo la trionfale première della Bohème di Ettore Scola al Festival Puccini, quattro chiacchiere col grande soprano Daniela Dessì che ha dato un’interpretazione tanto magistrale quanto spontanea.

Beppe Nelli – La Nazione


Lei cantava 
La bohème da bambina, immagino…

“È una delle prime cose che ho fatto in forma di concerto. Avevo 16 anni”.

Che rapporto ha avuto col maestro Scola?

“Molto bello, Ettore Scola è una persona straordinaria. Ho lavorato molto bene, correggeva le cose che secondo lui erano da intendere diversamente, ma anche umanamente è stato un bellissimo rapporto”.

Ha cambiato le sue abitudini interpretative?

“Ho parlato col Maestro Scola, gli ho chiesto come vedeva Mimì. La mia visione e la sua non avevano grandi differenze anche se Scola la considera un po’ più scaltra di come solitamente si interpreta questo ruolo. Mimì è un personaggio particolare con grandi entusiasmi verso la vita, ma da un atto all’altro si scontra con una realtà molto diversa. Un personaggio dolce, delicato e romantico diventa tragico e drammatico a causa della malattia. Ci siamo trovati piuttosto d’accordo su questa interpretazione che, per quel che mi riguarda, negli anni è maturata”.

A Torre del Lago lei ha recitato veramente, mentre cantava.

“Faccio sempre il possibile per dare ai personaggi il gesto legato al canto. Indubbiamente lavorare con Scola ci ha messo in condizione di dare il meglio”.

Torniamo a questa Mimì scaltra: non è vero che Rodolfo a un certo punto la definisce civetta?

“No, è la sintesi teatrale. In realtà Mimì è una ragazza molto giovane e come tale ha slanci da innamoramento facile, ma è una ragazza dell’Ottocento. Allora per le donne la vita non era semplice se non avevano soldi. Così Mimì si fa donna subito, quando capisce che la malattia la porterà all’altro mondo decide di affrontare la vita in maniera forte, lasciando libero Rodolfo come estremo atto d’amore. Mimì ha molte sfaccettature. Ma chissà se all’inizio entra da Rodolfo perché s’è spenta la candela, oppure da tempo guardava questo ragazzo che le piaceva…”.

E col direttore Galli com’è andata?

“È la seconda volta che canto con Valerio. Lo conosco da quando faceva il maestro di palcoscenico al Pucciniano, e dava già un forte segno di grandi capacità. Ha fatto cose veramente splendide in questa Bohème. Si sentirà parlare di lui in futuro. Valerio è un musicista con le idee molto chiare, giovane ma già molto ferrato. Abbiamo discusso insieme le interpretazioni, se posso consiglio: ma lavorare con lui è facile perché mette il cantante nella condizione di stare sereno”.