Dessì fra Turandot e Disney

Genova, Teatro Carlo Felice 2012 © Marcello Orselli

La soprano Daniela Dessì duetta con il tenore Fabio Armillato, suo compagno sulla scena e nella vita. “Dobbiamo togliere quell’aura di mito e insegnare la musica nelle scuole”

di Valeria Caldelli (Quotidiano Nazionale)

Un po’ Norma, un po’ Tosca, un po’ Mimì. Una casta casta diva che vive d’arte, d’amore e di poesia. Ma con il cuore di Liù che non regge e si spezza e la passione fatale della celeste Aida. Insieme alla nostalgia di madama Butterfly e alle frivolezze della Violetta verdiana che canta “sempre libera degg’io transvolar di gioia in gioia”.

E’ un po’ tutte loro Daniela Dessì, che dopo aver prestato all’una e all’altra la sua calda e appassionata voce da soprano, ha mantenuto dentro di sé un pezzetto di ognuna. Solo la gelida principessa Turandot e la ribelle Carmen, tra le grandi eroine dei drammi lirici, non l’hanno ancora messa alla prova. Ma per poco. Anzi pochissimo.

In questi giorni al teatro Carlo Felice di Genova ha debuttato in Turandot e presto vestirà anche i panni (e la voce) della ‘femme fatale’ di Bizet. Un successo dopo l’altro per Daniela Dessì, protagonista del bel canto nei teatri di tutto il mondo, con un repertorio  tanto vasto quanto “difficile”, che però non esita a intonare canzoni natalizie e arie tratte dai film di Walt Disney per divertire i bambini.

Come farà stasera nel concerto natalizio di Rai2, duettando con il tenore Fabio Armiliato, suo compagno sulla scena e nella vita, che il grande pubblico conosce anche per averlo visto nell’ultimo film di Woody Allen, <To Rome with love>, lui che ha calcato i teatri più importanti della scena lirica internazionale e che sul palco genovese di Turandot interpreta Calaf, ma che con molta autoironia si è trasformato per il grande schermo pellicola in un  impresario di pompe funebri che canta le romanze d’opera sotto la doccia.

Signora Dessì, ma allora la lirica non è solo per pochi intenditori?

“Credo che il nostro mondo debba essere smitizzato. L’ opera è diventato un genere di nicchia. Questo è dovuto ache ai melomani che intorno alla lirica hanno creato un recinto: guai per noi cantanti, interpretare altra musica! E questo ci ha messo nella condizione di diventare sempre più piccoli. Pensare che siamo il Paese del bel canto. Dopo anni splendore guardiamo come ci siamo ridotti…”

Nasce da qui la crisi del Teatro?

“Anche da qui. La cultura è stata massacrata. Poi c’è stata la televisione, e ora Internet. La crisi del Teatro segue la crisi attuale ed è nata dagli errori di tanti anni fa. Si è teso a creare un mondo di mediocrità, mantenendo tutto sul medio profilo perché le eccellenze danno sempre un po’ fastidio”.

Che fare? Qual è la sua proposta?

“Togliere, appunto, quell’aura di mito. E poi insegnare la musica nelle scuole oltre a portare le scolaresche a teatro”.

Dagli Stati Uniti al Giappone, oltre ai teatri di tutta Europa. Ma lei canta più per sè o più per gli altri?

“Per tutti e due. Sono felice di cantare perché per me è una passione e sono felice di comunicare questa passione a chi mi ascolta perché è un trasmettere e ricevere energia”.

Se non fosse diventata una cantante lirica cosa le sarebbe piaciuto fare?

“L’attrice o il medico. Ma fin da piccola cantavo canzoni imitando Mina e Patty Pravo. Poi a 11 anni ho conosciuto Aida e allora imitavo quel tipo di cantanti”.

E il festival di Sanremo lo segue?

“E’ un’istituzione importante e gli si deve rispetto. Ci sono anche andata nel 2009 duranta la serata degli ospiti a fare un duetto con Renga. Quindi lo guardo, magari senza metterci una grandissima attenzione”.

Verdi e Puccini: chi preferisce?

“Sono nata verdiana e Verdi è rimasto il mio marito musicale, ma Puccini è il mio amante”.

Considera Turandot un traguardo?

“Ho interpretato tutte le eroine più importanti di Puccini e Turandot mi mancava per completare l’excursus vocale storico pucciniano. E la mia città, Genova, mi è sembrato il posto più adatto per togliermi queso capriccio. E’ una bella scommessa, anche perchè è un ruolo spesso estremizzato da cantanti wagneriani. Ma non dimentichiamoci che è Puccini. Nessuno si aspetti una Turandot con il vocione che fa gli acuti. La mia Turandot non sarà così aspra e acida, ma una donna che si chiude dietro una fragilità e un silenzio totale per paura dei sentimenti, ma che con il primo bacio torna ad essere una ragazzina”.

Di tutti i teatri del mondo, quale le fa più paura?

“Non ho paura del pubblico, anche se è vero che vi sono teatri che rispondono in maniera molto più critica. Comunque credo che se l’artista non piace, il pubblico dovrebbe restare in silenzio e non rumoreggiare. Il silenzio è molto più impressionante dei fischi. E’ chiaro che il pubblico deve esprimere il proprio parere, ma con rispetto. E comunque noi siamo i primi a sapere se abbiamo fatto bene, no?”.

Lei si sente una diva?

“No, perchè non lo sono nel carattere. Ovviamente gli apprezzamenti mi fanno piacere. Mi fanno capire che ho fatto le cose giuste”.

Con Fabio Armiliato insieme a casa e al lavoro. Non è una complicazione?

“No, è positivo. Raddoppia l’energia. E mitiga lo stress perché ognuno è più preoccupato per l’altro che per se stesso le sere dello spettacolo”.

Ma a casa duettate mai?

“Non spessissimo, ma qualche volta sì. Ad esempio qualche giorno fa ci siamo cantati tutta la Turandot”.

Anche sotto la doccia?

“Sotto la doccia canta solo lui. E’ proprio un’amante del vocalizzo da bagno. Woody Allen non poteva scegliere l’artista più appropriato”.

Una definizione di Daniela Dessì?

“Mia padre diceva che ero lunatica e dava la colpa al fatto che sono nata durante una eclisse si luna. Forse è vero che sono umorale, ma soprattutto sono una donna che può essere molto forte, ma anche molto fragile. Una cosa però è certa: sono caparbia. E quando mi metto in testa qualcosa alla fine lo ottengo”.

QN – “Il caffè”

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