Per Armiliato e la Dessì una Bohème nel segno di Scola

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Il regista dirige i due artisti nel capolavoro pucciniano

Fabio Larovere – Corriere della sera

Coppia nella vita e spesso anche sui più prestigiosi palcoscenici lirici del mondo, Daniela Dessì e Fabio Armiliato sono impegnati in questi giorni ne La Bohème al festival Puccini di Torre del Lago. Un’edizione speciale, che vede il debutto nella regia lirica di un grande maestro come Ettore Scola e che è stata salutata da un bel successo alla prima di sabato scorso; stasera l’opera sarà trasmessa su Rai 5. Incontriamo i due cantanti bresciani d’adozione (vivono da molti anni a Gussago) per parlare di questa esperienza e dei futuri impegni.

Come interpretate i ruoli di Mimì e Rodolfo?

Daniela: «Mimì non è un personaggio facile, anche se appare di ovvia lettura. Esiste il pericolo di esagerare il lato infantile di Mimì a scapito della drammaticità che caratterizza il personaggio fin dalle prime note della sua aria più famosa. Bisogna invece mantenere la misura ed equilibrare le nuances vocali. Da un punto di vista vocale, oltre alla prima aria che viene cantata praticamente a voce “fredda”, una delle difficoltà maggiori consiste nel far emergere e sottolineare sia la passionalità che Puccini assegna al ruolo di Mimì, centrale in tutto il III atto, sia la drammaticità della morte, che deve essere resa senza calcare la mano sugli accenti».
Fabio: «Rodolfo è un personaggio straordinario per il carattere solare, l’esuberanza che mostra nel rapporto con i suoi amici e per la sensibilità che viene dal suo animo di poeta e che si esprime nell’amore per Mimì. Interpretare un artista sulla scena è sempre qualcosa di speciale perché ci si ritrova sempre un po’ identificati».

Com’è stato lavorare con Ettore Scola?

Daniela: «Un grande privilegio: sono una sua appassionata ammiratrice: è una persona amabilissima e ha un’idea chiara e netta dei personaggi, cosa che avvantaggia chi deve interpretare la sua idea registica. Abbiamo lavorato con grande serenità, e ci ha lasciato anche libertà d’interpretazione: durante le prove Scola ci osservava, per poi indicarci, con garbo, le sue preferenze e le sue richieste interpretative».
Fabio: «Scola ha l’occhio attento ai dettagli e sa come creare gli effetti ambientali per generare immagini e sensazioni suggestive. C’è una grande attenzione ai caratteri dei personaggi e alle loro sfaccettature, ma c’è anche una grande attenzione al testo e alla narrazione».

Nei progetti futuri c’è Brescia?

Fabio: « Pensiamo di rilanciare Fedora di Umberto Giordano: porteremo nuovamente questo titolo in tutti i teatri del mondo come merita, iniziando nella prossima primavera proprio dal nostro amatissimo Teatro Carlo Felice di Genova. Speriamo di poterla portare anche al Teatro Grande di Brescia!»

Corriere della sera – Ed. di Brescia